La Bottega Del Sesso

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Arnoldo Schirinzi

LA BOTTEGA DEL SESSO


5 giugno 1984. Tarnem, movimentata città di frontiera tra i Paesi Bassi e la repubblica federale tedesca. Nella Parkstraat (Via del Parco), parata a festa, si celebrano i dieci anni di apertura del negozio “Genoegens en vreugden” (Piaceri e gioie) del siciliano Carmelo Spezzaferri proprietario di una catena di locali simili sparsi in tutto il paese.

Tra i numerosi invitati, compatrioti e personalità cittadine, l’ospite festeggiato fa gli onori di casa, distribuendo impeccabile sorrisi e strette di mano col faccione familiare e rubicondo senza tracce d’età.

È ricco, ha amici potenti, la fortuna gli arride.

Un successo veramente sudato.

-Come ti senti Carmè?- gli chiede Marina che gestisce la succursale di Eindhoven. -Chi l’avrebbe immaginato che ti saresti piazzato così?!…

-Ti sei sistemato bene, eh, vecchia canaglia!…Auguri- gli dice Pippo, un altro della cerchia degli intimi.

-Ce l’hai fatta, sei proprio un autentico figlio di P…….- commenta Paul che cura le vendite nella zona di Rotterdam.

Per una tale osservazione in altri momenti sarebbe andato in bestia, ma oggi è una giornata speciale e poi quanto dice Paul ha un fondo di verità.

Sì, Carmelo è un vero figlio di p…… .

Una breve pausa e per un attimo rievoca i vecchi tempi.

In un flashback rapido e crudo il passato riemerge.

Carmelo Spezzaferri è un eccentrico figlio di p……., che in un dato momento decide di emigrare. Vende la Volkswagen sgangherata e la topaia di due stanze che possiede alla periferia di Palermo, per poche lire, quanto basta per procurarsi un passaporto regolare a suo nome, fornitogli, a tempo record stessa giornata, da un maresciallo influente della questura locale e per l’acquisto di un biglietto ferroviario di solo andata, prima classe, Palermo-Roma-Amsterdam.

Nato a Casablanca – e questo spiega la sua carnagione piuttosto scura – da una baldracca marocchina durante una delle peregrinazioni paterne per il mondo al seguito della legione straniera, è un duro che sa ciò che vuole. Ruffiani e prostitute gli avevano inculcato l’abbiccì del male e lui aveva appreso rapidamente l’arte d’arrangiarsi e del saper fregare e frodare la legge e il prossimo, a suo modo leale con tutti, non inviso ai delinquenti della città ed in buoni rapporti con i tutori dell’ordine pubblico. Incensurato si professava ipocritamente onesto.

Spifferando ai quattro venti notiziole un po’ compromettenti per la reputazione di qualche big medio della mala locale, sapeva imporsi ai compagni di cosca per talento e competenza, battendo il pugno sul tavolo e, bidonando deboli e imbecilli, era riuscito a farsi una posizione di rispetto nella onorata società che lo frequentava o che lui frequentava.

Gli abitanti del rione lo salutano, i maffiosi ci tengono a serbarselo amico e poliziotti ricorrono al suo consiglio nel caso di arresti importanti. Eppure Carmelo non è soddisfatto.

Da tanto coltiva un sogno, difficilmente realizzabile nell’ambiente conservatore in cui vive. Avere un negozietto in proprio pieno di aggeggi anticoncezionali, condom creme e balsami afrodisìaci, dischi e riviste audaci, le ultime novità in fatto di moda e film porno, tutto a libera portata di pubblico, insomma aprire una bottega del sesso, sulla falsariga dei paesi socialmente e sessualmente più evoluti.

Perciò, monarchico di sentimenti, decide di andare all’estero a vivere in uno di quei paesi nordici dove ancora governo teste coronate.

Eliminate Inghilterra, Danimarca e Norvegia, gli restano Svezia e Olanda, i due stati dove, secondo lui, il sesso si è affermato su basi liberalmente solide e dove anche gli eccessi vengono tollerati incoraggiati e financo lodati. Amici che lo hanno preceduto di qualche anno gli scrivono esaurientemente di donnine allegre e accoglientissime case dalle luci rosse lungo canali pieno di nebbia e di mistero e così il nostro finisce per optare per l’Olanda.

Da un paio di lettere ha potuto imparare già due frasi della scorbutica lingua che si parla laggiù. Frasi che Carmelo pomposamente propina ai due agenti della maréchaussée, la gendarmeria olandese di frontiera, che, dopo la partenza da Emmerich, fermandosi davanti allo scompartimento di prima classe dove Carmelo, solo, siede come un sovrano in incognito, non si lasciano sorprendere dalle apparenze e, guardando due vecchie valigie di fibra legate con gli spaghi e la bisaccia strapiena che quel tipo strano gelosamente stringe tra le braccia, gli chiedono:

-Passaporto s’il vous plaît; combien de temps en Hollande? –

Naturalmente Carmelo non capisce, ma intuisce e risponde:

-Ecco il passaporto nuovo di zecca. E questa essere foto nuova fiammante, quella di Carmelo Spezzaferri, ossìa di me, sugnu sicilianu de Palermo-.

Lang leven voor Oranje, Leve de Koningin!-

I due lo squadrano freddi dalla testa ai piedi:

-Combien de temps? How long in Holland? Money, how much with you? –

– Combien d’argent avec vous? Quante lire con voi? Suffisantes pour payer le retour en Italie?-

-Questo…passaporto di me…Questa essere foto di Carmelo Spezzaferri… Lire tante, sugno ricco de sule e de mare e baciamme le mani a vussìa-.

Lang leven voor Oranje, Leve de Koningin!-

Il dialogo pare non aver fine e anche al cospetto del brigadiere Van de Roij della polizìa stranieri di Tarnem, dove gli zelanti agenti lo han fatto scendere, Carmelo ripete in continuazione:

-Sugnu Carmelo Spezzaferri, siciliano de Palermo, sugnu ricco de sule e de mare. Baciamme le mani a tutti i presenti, amici e nemici, lang leven voor Oranje! Leve de Koningin!

Occorre l’intervento della signora Van de Zon, l’interprete di fiducia della polizia, una friulana sposata con un olandese, che gestisce una pensione familiare, per far capire che Carmelo non intende tornare ma restare in Olanda, dove è venuto a trovar lavoro e possiede abbastanza denaro – non rivela quanto – da permettersi le prime spese.

Facile ad acclimatarsi, dopo aver cominciato alle dipendenze di una ditta di industrie chimiche, distinguendosi come elemento dinamico e impegnativo, nel giro di poche settimane, riesce a entrare nelle grazie di Jan “de kleine hertog” (il piccolo duca), il nano più eclettico della malavita della provincia di Gheldria, l’abile ed agile mente di una banda di furfanti incalliti che da oltre due anni terrorizza i commissariati di zona. Sospettato di avere organizzato la rapina alla ABN di Apeldoorn conclusasi con la sparizione di un milione di fiorini e il ferimento di due poliziotti, il “piccolo duca” Jan Kowalsky ha potuto salvarsi dall’arresto per il rotto della cuffia: Carmelo gli ha fornito un alibi da prova di bomba. Per questo fatto le azioni di Carmelo son salite alle stelle per gli aiutanti di “piccolo duca” Mario “heiligwater” (acquasanta) e Peter “de lange” (il lungo), le braccia della ganga, ladro patentato di chiese e oggetti sacri l’uno en magnaccia l’altro.

Questa coppia di simpatiche canaglie domina un vasto racket di estorsori che intimidiscono con minacce o richieste di denaro piccolo tabaccai e vari supermercati della provincia.

Carmelo che porta con sé le esperienze interessanti della sua gente ed ha un proprio ideale da realizzare diventa il consigliere ombra di “piccolo duca” e un esempio di amicizia assortita per i suoi due aiutanti.

-I nostri caratteri vanno assolutamente d’accordo – confessava “piccolo duca” pieno d’orgoglio ai propri accòliti durante l’ultima seduta di fine d’anno – Brindiamo ai nostri rapporti professionali, agli interessi communi che ci legano!-.

-Salute – rispondeva Carmelo – Lang leven voor Oranje! Leve de Koningin!-

Carmelo scopre nuovi orizzonti, stringe amicizia con onesti e disonesti di altre province, frequenta un esercito di ricettatori, scippatori, venditori ambulanti non autorizzati e contrabbandieri, ampliando le proprie cognizioni, finché un bel giorno le sue fatiche potranno essere coronate da successo.

All’alba del 5 giugno 1974, a cinque anni dal suo arrivo, con capitale in parte risparmiato in parte investito da “piccolo duca”, può aprire la prima di quella che poi si trasformerà in uns seria completa di botteghe di sesso.

* * *

E’ passato un decennio da allora. La festa continua. Attorniato dalle due amichette del momento, Dora e Marietje, maestro cavilloso nell’arte dell’inganno, Carmelo sorride al futuro.

L’ho avvicinato qualche anno fa, durante un mio viaggio a Tarnem.

Camicia filo di scozia verde-bosco, sandali di cuoio e un bel viso, occhi sempre in movimento, denti scintillanti e un po’ adiposo, un po’ poliziotto e un po’ farabutto, sempre sicuro di sé.

-Caro Carmelo – gli faccio – mi vuole spiegare. Come mai Lei, con le sue conoscenze mondane, con i suoi contatti nella malavita, con le sue attività tollerate dalla legge, vive ai margini della società, conducendo una vita illibata e tranquilla? È un rompicapo per tutti come Lei finora, sia in Italia che in questo paese, sia sempre riuscito ad evitare noie con la giustizia-.

-Le dirò. Non ho mai fatto il passo più lungo della gamba. Ho sempre saputo adattarmi. Tutto qui-.

Ho vissuto tante esperienze sia divertenti sia drammatiche che potrebbe uscirne qualcosa di interessante. Con un fine, se vuole: dimostrare che la vita vale la pena di essere vissuta, meglio esserci che non esserci insomma. E questa riflessione, in un mondo che si annoia o in un mondo in cui la tentazione del suicidio e addirittura del suicidio collettivo è grande, mi sembra utile.

Oggi la bottega fa sfoggio delle ultime follìe della moda. Bikini in pelle di daino o di cotone con su stampati nudi mammelle spiaggi e palmizi, “top” a stelline rigorosamente stretch, pantaloni di tutte le fogge e abiti sexy diavoleschi, nonché i folli calzoncini alla paggio con tanto di giustacuore in velluto, e tanti disegni erotici e giornali specializzati dalle battute spinte…

Se capitate a Tarnem e visitate la boutique o bottega di Carmelo non fategli capire che ve ne ho raccontato la storia…